
Sono professoressa associata di Analisi Matematica presso il Dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano dal 1 marzo 2024.
Il mio percorso di avvicinamento alla ricerca inizia con la tesi di laurea magistrale presso l’Università Statale di Milano nel 2007. Durante i corsi della laurea magistrale mi sono appassionata ai temi dell’analisi non lineare, in particolare del Calcolo delle Variazioni. Non so dire esattamente perché quelli e non altri… è stata una specie di preferenza non determinata a priori, come tante ne viviamo nella vita: ti colpisce una persona e non un’altra, un paesaggio e non un altro, una parola buona e non un’altra… Anche i professori che ho incontrato durante gli anni di università sono stati determinanti! Di due o tre in particolare ricordo con gratitudine le lezioni appassionanti, precise e coinvolgenti.
Nell’analisi non lineare ho così visto convergere tanti aspetti matematici incontrati negli anni precedenti allo scopo di studiare l’esistenza o le proprietà delle soluzioni per equazioni alle derivate parziali, che a loro volta spesso derivano da modelli fisici.
L’attrattiva era forte, così mi chiesi se fosse il caso di provare a farla diventare una vita vissuta…
Cosa successe allora?
Chiesi al mio relatore una tesi di laurea non compilativa: volevo avere la possibilità di mettermi alla prova, seppur guidata, nel campo della ricerca. Lui fu contento del lavoro svolto e vide – penso – almeno una propensione alla ricerca: io mi fidai del suo giudizio. È stata una persona importante per la mia vita scientifica, sebbene poi lo abbia incontrato poche altre volte.
Giunta alla laurea, presi coscienza più chiara dei due grandi desideri che avevo per la mia vita: in ordine di importanza per me, costruire una famiglia e la possibilità che la mia passione per la matematica potesse diventare anche il mio lavoro.
Nel tentativo di iniziare a conciliare le due aspirazioni decisi di frequentare un corso di dottorato rimanendo a Milano, dove mio marito aveva già un lavoro. Mi spostai presso l’Università degli Studi di Milano - Bicocca sotto la supervisione di una persona eccezionale: la prof.ssa Susanna Terracini. Sotto la sua guida cominciai ad interessarmi alle equazioni ellittiche con potenziali singolari, in particolare di tipo Aharonov-Bohm. In meccanica quantistica l’effetto noto come Aharonov-Bohm suscitò notevolissimo interesse a metà del secolo scorso dal punto di vista fisico, ma nel corso della mia formazione ho scoperto che anche dal punto di vista matematico presenta caratteristiche molto ricche ed interessanti. Ancora oggi questi potenziali presentano aspetti sconosciuti che meritano di essere approfonditi! Parallelamente a queste tematiche, mi sono interessata alla teoria spettrale di operatori differenziali singolarmente perturbati, tema che ho portato avanti durante gli assegni di ricerca presso Milano-Bicocca e che studio tuttora. Gli autovalori hanno un ruolo fondamentale nell’espansione in serie delle soluzioni: il fatto che siano stabili rispetto a perturbazioni del modello è molto importante per la comprensione stessa dei fenomeni che descrivono.
Cosa significa per te lavorare in università?
La ricerca che faccio è prettamente “teorica”. Lavorare alla dimostrazione di un teorema per me significa conoscere un pezzetto in più di verità e questo mi dà un grande piacere. Ogni affermazione dimostrata è vera e lo sarà per sempre! Se i teoremi avranno delle conseguenze notevoli a livello di applicazioni e di modelli, allora la soddisfazione sarà ancora maggiore.
Accanto a questo c’è la didattica. All’inizio del mio percorso non la avevo particolarmente considerata perché l’attrazione per gli argomenti di ricerca era prevalente… Ma ora che costituisce parte integrante del mio lavoro, la apprezzo molto. Insegnare a persone ormai adulte, per quanto giovani, è meraviglioso e molto affascinante: si impara sempre! Più spiego, più capisco, più imparo.
E per quanto riguarda il tuo primo desiderio? Sei riuscita a conciliare le due aspirazioni?
Durante tutti questi anni la famiglia è cresciuta continuamente, esattamente come avevo desiderato! Mio marito ha sempre continuato a lavorare a Milano, quindi non ho svolto particolari esperienze all’estero. Cercando di fare di necessità virtù, si sono consolidati importanti rapporti umani e scientifici con giovani ricercatrici e ricercatori, per la maggior parte italiani. Soppesando attentamente le assenze da casa per partecipare a convegni o congressi, con un grande impegno da parte nostra e tanto supporto da parte di colleghi e collaboratori - sono loro davvero molto grata - la conciliazione è sembrata possibile.
L’anno 2020 ha poi minato in profondità le mie speranze. Non è stato facile gestire una grande famiglia con figli piccoli e un lavoro ancora precario in quei mesi difficili. Ho però potuto contare su un marito incoraggiante e disponibile, con cui ho condiviso quotidianamente le fatiche famigliari e le incombenze domestiche, con la comune e radicata certezza che comunque fossero andate le cose, tutto sarebbe stato per un bene maggiore!
Così ora sei qui… Che messaggio vuoi portare a chi sta per completare gli studi?
Credo che la mia storia possa portare un messaggio incoraggiante di speranza per chi voglia intraprendere una strada (nel mio caso la carriera della ricerca), ma sia spaventato dall’impegno che questa richiede o dalle rinunce che l’opinione comune ritiene necessarie.
Il mio percorso racconta la necessità di avere chiare le proprie priorità nella vita, lottare per ottenerle e poi difenderle senza perdersi d’animo, con tenacia e perseveranza, ma sempre con gentilezza ed onestà intellettuale; avendo chiare le proprie capacità, ma anche i propri limiti. Nella mia esperienza particolare, la maternità è stata un motore, non una zavorra, anche se evidentemente i carichi di responsabilità sono diventati molto importanti.
Un pensiero speciale per le ragazze: scardineremo l’idea che la ricerca, soprattutto scientifica, non sia affare per donne solo se non sacrificheremo i nostri desideri più profondi sull’altare della carriera e del successo, ma metteremo invece in campo tutto il potenziale specifico e particolare di cui siamo dotate.