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25 Febbraio, 2015 15:00
Seminari FDS

Donato Bramante e le arti a Milano 1477-1499

Sandrina Bandera, Soprintendente per i Beni artistici, storici ed etnoantropologici di Milano
Aula Consiglio, 7° piano, edificio 14 Nave – Via Bonardi, 9 – Milano
Abstract

Nè poteva la natura formare uno ingegno più spedito che esercitasse e mettesse in opera le cose dell'arte con maggiore invenzione e misura come costui... Bramante... la virtù del quale si estese tanto negli edificj da lui fabricati, che le modanature delle cornici, i fusi delle colonne, la grazia de' capitegli, la base, le mensole, ed i cantoni, le volte le scale, i risalti, ed ogni ordine di architettura... Perché se pure i Greci furono inventori dell'architettura e i Romani imitatori, Bramante non solo imitandogli con invenzion nuova ci insegnò, ma ancora bellezza e difficultà accrebbe nell'arte, la quale per lui imbellita oggi veggiamo.
Così Vasari chiosa la personalità di Donato Bramante, artista centrale nel Rinascimento italiano. Per quanto la sua fama si debba soprattutto all'attività da lui condotta dopo il soggiorno milanese, quando, intorno al 1500 si trasferì a Roma, dedicandosi allo studio dell'architettura antica e diventando l'artefice del rinnovamento di Giulio II, tuttavia nel ventennio milanese egli operò un sostanziale cambiamento.
Formatosi a Urbino vicino a Piero della Francesca e Signorelli, trascorse inizialmente più di vent'anni in Italia Settentrionale e soprattutto nella Milano sforzesca che ospitava negli stessi anni anche Leonardo. A differenza di questi, che assunse lo status di artista di corte, fu inizialmente in contatto con gli ambienti nobiliari di spicco: Gasparo Visconti, Gian Giacomo Trivulzio e altri, entrando tra i fiduciari della corte, sembra, alla fine degli anni Ottanta, all'epoca del cantiere del Duomo di Pavia.
Fu umanista, conoscitore di Vitruvio e Alberti, poeta, interessato alle tecniche artistiche più varie (dal lavorare la terracotta alle vetrate e alle incisioni) viste sotto il segno della prospettiva, della modernità e della progettazione. A Milano egli non ebbe interessi unitari, come sarebbe stato a Roma, ma molto frastagliati e ricchi e quindi in grado di influenzare artisti di ogni genere. Ebbe sicuramente un unico denominatore nell'esercizio della progettazione unitaria, ma non ebbe idee statiche o monolitiche, così da accogliere un certo ecclettismo formale e un'accettazione dei maestri locali, cosa che gli permise di dialogare con essi e di far sentire la forza delle proprie idee. Forse anche per il carattere gioviale, e per l' interesse per la prassi esecutiva (come la serialità nell'uso dei modelli antichi, e la progettazione a incastro degli arredi e dei cori monastici), la sua influenza nel ducato milanese fu diffusa e sostanziale.
Proprio il riflesso della sua presenza nei vari generi è l'argomento di questa lezione che la Pinacoteca di Brera dedica al grande architetto, quasi che in questo ricco repertorio si nasconda l'essenza di "Bramante milanese". Forse Bramante ha segnato per sempre il destino votato all'architettura, al design e alla modernità del Politecnico e di Milano.

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